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Vivere il sacro fra mare e terra. I santuari costieri della Puglia adriatica.
Rita Auriemma  1@  , Flavia Frisone  1@  , Elisa Arcadi  1@  
1 : University of Salento [Lecce]

Abstract: La proposta intende illustrare le ricerche svolte su una peculiare serie di contesti sacri che caratterizza le coste dell'Adriatico meridionale, in particolare della Puglia, oggetto di nuove indagini interdisciplinari, che si avvalgono dell'approccio metodologico proprio dell'archeologia globale dei paesaggi.
Si tratta di vero e proprio “sistema” di santuari costieri nei quali ricorrono elementi paesaggistici e forme del sacro. Nello studio di questi contesti, l'osservazione della loro privilegiata frequentazione dal mare, evidenziata dall'ubicazione, da coincidenti caratteristiche paesaggistiche e funzionali e da una consistente documentazione materiale e scritta, apre la strada a indagini diversificate.
Queste, in primo luogo, inquadrano la capacità di questi santuari di caratterizzare un tratto di costa e assolvere alla duplice funzione di installazioni collegate a percorsi marittimi e di luoghi di culto. Le indagini, infatti, consentono di riconoscere nelle strutture di natura cultuale caratteristiche legate all'approdo e alla sosta di imbarcazioni, e individuare i circuiti marittimi interessati alle frequentazioni, sia di lungo raggio e di respiro mediterraneo, sia locali di ambito più o meno ristretto. Al tempo stesso, è possibile osservare non solo i momenti di sviluppo delle installazioni cultuali e della loro organizzazione santuariale ma, nei diversi scenari che si profilano, anche le azioni significative che hanno lasciato traccia di sé nello spazio sacralizzato, il loro cristallizzarsi in peculiari rituali. Altrettanto interessante è la ricerca, oltre che delle figure divine destinatarie dei culti, di una serie riconoscibile di soggetti coinvolti.
L'indagine delle agencies, infatti, è consentita in una misura notevole da un uso peculiare della scrittura in associazione alle attività rituali, un carattere che prende forma nel tempo in questi luoghi sacri costituendo, in fasi recenziori, un tratto comune in tutta l'area dell'Adriatico meridionale. Qui, in particolare nei santuari in grotta ma anche in singolari contesti sub divo, la scrittura, mentre consente di individuare con esattezza le figure divine onorate, rende riconoscibili i frequentatori e gli attori del culto: uomini, e talvolta donne, collegati al mare dalle attività che svolgono, o colti nel momento in cui offrono sacrifici o doni votivi, chiedono una traversata propizia o ringraziano per averla ottenuta. La parola scritta, mentre da un lato appare rilevante fra le forme cerimoniali e rituali, consente di illuminare la dimensione emozionale e l'immaginario nel quale questi contesti archeologici vanno interpretati.
Fra i diversi contesti presi in esame dall'indagine multidisciplinare svolta, si presenteranno in maggiore dettaglio due casi di studio. L'uno, Grotta Poesia di Rocavecchia (Lecce), un articolato complesso carsico frequentato fin dal Neolitico, costituisce il più notevole esempio di questa connessione fra culto e scrittura e restituisce il maggiore complesso di epigrafi messapiche, greche e latine della Puglia meridionale, databili dalla seconda metà del IV sec. a.C. al II sec. d.C. L'altro, il santuario di Grotta Porcinara a Punta Ristola (S. Maria di Leuca, Lecce), raccoglie in una sintesi esemplare i caratteri sopra evidenziati lungo un arco temporale, dall'VIII sec. a.C. alla fine del II d.C., che consente di apprezzarne gli sviluppi e i collegamenti con l'intero sistema.


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