Dal 2016, l'Università degli Studi di Genova sta conducendo a Pompei un progetto di ricerca e scavo archeologico, autorizzato mediante una specifica concessione ministeriale. Questo progetto si focalizza su una serie di botteghe situate lungo un tratto di Via dell'Abbondanza compreso tra il Foro e le Terme Stabiane (VII 14, 1-15).
L'area fu interessata dagli interventi di scavo che, a più riprese, nella prima metà del XIX secolo portarono avanti la riscoperta della città; in quelle occasioni, si procedette alla rimozione di gran parte delle pavimentazioni delle botteghe. Questa circostanza permette oggi alle nuove indagini di effettuare uno scavo stratigrafico in profondità e in estensione e, tramite questo, di raggiungere e analizzare nel dettaglio le stratificazioni relative alle fasi più antiche.
L'area delle botteghe di cui si tratta in questo lavoro (civici 2 e 3) è situata nelle immediate pertinenze di una grande domus (VII 14, 5) e, in origine, faceva verosimilmente parte degli spazi a disposizione di questa struttura. I contesti analizzati testimoniano una serie di trasformazioni nell'uso e nelle funzioni di questi spazi, che sembrano riflettere un cambiamento significativo nelle modalità di percezione e gestione dell'area, oltre che nel suo valore economico.
Come confermano le analisi botaniche, tra la fine del III e l'inizio del I secolo a.C., questo spazio era gestito come un cortile scoperto, dove si allestivano ed utilizzavano alcune piccole latrine, realizzate con murature di terra e legno e verosimilmente in uso agli abitanti della domus.
Dopo la fondazione della colonia romana, nell'area si registra un'importante discontinuità d'uso, che potrebbe forse marcarne anche un passaggio di proprietà. In questo periodo, gli spazi vennero riconvertiti ad attività produttive e, al loro interno, si realizzarono alcuni piccoli apprestamenti, funzionali allo svolgimento di queste attività, come pozzi, vasche e canalette, che caratterizzano fortemente la funzione assunta dall'area e le modalità del suo utilizzo.
Nei primi decenni del I secolo d.C., forse nell'ambito di un progetto di monumentalizzazione che coinvolse la via dell'Abbondanza, le aree subirono una nuova e importante trasformazione, che ne determinò la riconversione a scopi commerciali; questa funzione rimase inalterata anche dopo lo sciame sismico che, nei primi anni Sessanta del I secolo d.C., danneggiò significativamente l'insula.
La storia di questi contesti e delle loro trasformazioni offre una visione interessante di come la percezione e il valore dell'area si siano modellati nel tempo, in relazione alle dinamiche sociali ed economiche che coinvolsero la città e il suo territorio.