Gela tra spazi privati, pubblici, sacri e funerari. Un lungo processo di formazione della cultura religiosa della città
Ferrara Bianca  1@  , Rosalba Panvini  2@  , Marina Congiu  3@  , Gianluca Calà  3@  
1 : Università degli Studi di Napoli Federico II - Via Marina 33 - 80137 Napoli
2 : Università di Catania
3 : Soprintendenza Bb. Cc. Aa. - Caltanissetta

Si presenta, in questa sede, una nuova ipotesi di lettura, basata sulle più recenti indagini archeologiche, riguardante il lungo processo di formazione della cultura religiosa della città di Gela, una delle colonie elleniche lungo la costa della Sicilia meridionale.

L'organizzazione degli spazi privati e pubblici, in particolare sull'acropoli della città antica, la loro distribuzione funzionale e la distinzione di quelli riservati al sacro contribuiscono a ricomporre le caratteristiche del paesaggio cultuale sin dal momento della sua fondazione.

Grazie ai dati scaturiti dalle recenti ricerche condotte in diversi punti della collina che domina la vallata e il mare, è possibile documentare e ricostruire le trasformazioni strutturali e in generale urbanistiche tra la fine dell'VIII e la fine del VI sec. a.C. Si tratta di trasformazioni che disegnano la forma della città e ne determinano la futura organizzazione.

All'interno di tali trasformazioni, gli spazi sacri assumono un ruolo fondamentale perché permettono di rintracciare i diversi modi espressivi della vita cultuale: se i primi coloni praticavano il culto in spazi all'aperto, distribuiti nell'abitato, i successivi hanno iniziato a costruire edifici sempre più monumentali. La vera e propria configurazione di “acropoli sacra” a Gela si compie solo nella seconda metà del VI sec. a.C., quando si decide di costruire un grande tempio in pietra (Tempio B) e quando tutti i materiali votivi raccolti dalle altre aree sacre sulla collina vengono seppelliti e sigillati con cerimonie di chiusura.

I risultati degli ultimi scavi contribuiscono inoltre a riconsiderare l'esistenza e le funzioni del c.d. Tempio A, ritenuto fin dagli inizi del Novecento il primo edificio sacro dell'acropoli.

Ai nuovi risultati raggiunti con lo scavo dell'acropoli bisogna aggiungere anche i dati ricavabili dalle scoperte recenti, soprattutto nell'area in cui insiste la Chiesa Madre, che arricchiscono il quadro documentario della religiosità geloa, mostrandola più articolata e differenziata di quanto finora si potesse pensare. Questa revisione impone delle riflessioni oltre che sui riti che si svolgevano sulla collina anche sul territorio circostante in relazione a quelli di carattere ctonio e agli edifici di culto minori.

Di grande interesse sono anche i dati qualitativi e quantitativi riguardanti la vita rituale desumibile dalle necropoli. Disposte all'esterno della collina, queste hanno restituito contesti ricchi e variegati, che permettono di ricostruire meglio non solo l'insieme dei costumi funerari ma anche le dinamiche dei rapporti commerciali tra la polis e la Grecia continentale.

 


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