Elea – Velia. L'emergere del sacro nella città greca: una via processionale come identità culturale
Giovanna Greco  1@  
1 : Università degli Studi di Napoli Federico II - Via Marina 33 - 80137 Napoli

Questi ultimi decenni di studi e ricerche ad Elea /Velia consentono una rilettura dell'organizzazione e delle trasformazione degli spazi destinati al sacro.

È soprattutto l'ambiente naturale a definire il paesaggio sacro con il promontorio che si sviluppa lungo una dorsale ben scandita tra due colline, quella occidentale, digradante verso il mare, e quella orientale (Castelluccio) affacciata sulla vallata interna; sono collegate fra loro, senza soluzione di continuità, da una serie di terrazzamenti che disegnano l'immagine ideale della città in una perfetta integrazione tra paesaggio naturale e paesaggio urbano: le due estremità - quella protesa sul mare (collina occidentale) e quella interna verso i monti (collina orientale) - costituiscono l'ossatura portante della città in età classica. La definizione dello spazio da riservare alle funzioni sacro/pubbliche richiede una vera e propria pianificazione urbana che consente l'impianto del santuario cittadino sulla collina occidentale; costante rimane il rapporto con la collina orientale, scenograficamente rappresentato da un percorso processionale costellato di piccole aree di culto.

Si prospetta una lettura alternativa che rivede criticamente il modello più volte riproposto di una cintura sacra a protezione del nucleo urbano; in realtà le manifestazioni del sacro rispondono a diverse esigenze dei fruitori del culto e a diverse forme di ritualità; ciò che risalta, nel lungo periodo, è la conservazione di una memoria rituale che lega ed unifica il crinale del promontorio con le sue due colline; le aree sacre che si addossano alla fortificazione ripercorrono un percorso già tracciato in età tardo arcaica con l'impianto di naiskoi in pietra a protezione di una prima delimitazione della città. Il lungo percorso processionale, con la sequenza di piccoli santuari che si addossano alle mura, risponde ad un diverso sistema religioso e cultuale dove rimane costante la centralità della dorsale del promontorio; cippi, edicole ed anathemata in pietra confermano la continuità spaziale tra le due estremità del promontorio ed un percorso processionale che conserva una memoria pregressa; la presenza di un'imponente sorgente alla punta estrema orientale del Castelluccio ha avuto un ruolo fondamentale in questo collegamento, non solo ideale, tra le due punte del promontorio.

 Dunque un percorso processionale che doveva collegare i due principali poli monumentali della città, sin dalla fase tardo arcaica; la frequentazione tradizionale, il ricordo di una consuetudine avviata sin dai primi momenti dell'insediamento, si consolida e si organizza su nuove forme strutturali che rispondono a nuove esigenze di culti e rituali ; emblematica è la sostituzione dell'anathemata del naiskos in pietra con all'interno la figura femminile assisa con una più semplice edicola in pietra, costruita con blocchi di reimpiego e tettuccio a doppio spiovente che richiama la forma del naiskos ma senza l'esposizione della figura femminile assisa e con la mera funzione di raccogliere e conservare le offerte votive dei fedeli. La conservazione di un culto e di una ritualità contribuisce alla formazione di una memoria collettiva che viene enfatizzata proprio attraverso il consolidamento di quel “paesaggio cultuale” che valorizza e conserva funzione e significato degli spazi, dei luoghi, del contesto naturale.

 Elea-Velia: the sacred arising in the Greek town. A processional route as a symbol of cultural identity

In the last decades, the archaeological research in Elea-Velia allowed a new interpretation concerning the organization of the sacred areas and their transformations over time.

The sacred landscape is well characterized by the typical topographical elements of the territory: a promontory that develops along a well-defined ridge between two hills, the western one, sloping towards the sea, and the eastern one (Castelluccio) overlooking the internal valley.

These two hills are seamlessly connected to each other by a series of terraces that draw the ideal image of the ancient town in a perfect integration between the natural landscape and the urban landscape; their two far ends - the one stretching out towards the sea (western hill) and the internal one towards the mountains (eastern hill) are the supporting structure of the city during the classical age.

Selecting the spaces in order to mark the sacred areas and the public ones as well required a complex urban development planning within which the main urban sanctuary was built on the top of the western hill while, on the easter one, a processional route that reached several secondary sacred places was created.

In this perspective the traditional interpretation which supported the existence of a sacred belt (cintura sacra) protecting the city could be revised.

In the long term, the preservation of a ritual memory that binds and unifies the ridge of the promontory with its two hills stands out.

The sacred areas that lean against the fortification walls retrace a route already traced in the late archaic period when several stone naiskoi were built to protect the perimeter of the city.

The long processional route that reached the small sanctuaries along the urban walls clearly evokes a different religious and cult system where the centrality of the ridge of the promontory remains constant.

Memorial stones, aedicules and anathemata confirm the spatial continuity between the two far ends of the promontory, ideally connected by the Castelluccio spring.

This processional route connected the two main units of the city since the late archaic period when previous religious traditions are reformulated to comply with the new expression of religiousness: emblematic is the replacement of the stone naiskos anathemata, decorated with a seated female figure, with a simpler stone aedicule, built with reused blocks and a double-pitched roof that recalls the shape of the naiskos but without the seated female figure and with the only function of collecting and preserving the votive offerings.

The preservation of the traditional cults and rituals allow to create a collective memory which is emphasized precisely by the "sacred landscape" which enhances and preserves spaces, places and natural context's functions and meanings.

 


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