Dalla domus al museo. L'esempio del Museo Archeologico Nazionale di Cosa
Susanna Sarti  1@  , Giada Fatucci  2@  
1 : Direzione Regionale Musei della Toscana
2 : Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma

L'intervento intende presentare i primi risultati del lavoro di spoglio di parte del cd. Archivio Brown conservato presso l'American Academy in Rome. I documenti provenienti dai faldoni di corrispondenza dal 1948 al 1996 gettano nuova luce su due aspetti finora poco conosciuti delle vicende che hanno interessato da un lato l'antica città di Cosa e dall'altro l'attuale Museo Archeologico Nazionale.

Verranno esaminate le circostanze che, nell'immediato secondo dopoguerra, portarono alla progettazione, alla realizzazione e alla donazione dell'edificio che ospita attualmente il Museo Archeologico Nazionale.

Negli anni '70 del Novecento l'architetto Luigi Roberto Einaudi predispose un innovativo progetto di allestimento del museo, illustrato in un libello rintracciato nell'archivio dell'Accademia Americana. Il complesso museale, costituito da una serie di spazi raggruppati intorno ad un cortile, fu costruito con materiali del luogo sulle fondamenta di alcune domus. In particolare l'edificio dedicato al museo ricalca la planimetria Casa del Tesoro, riproponendone l'articolazione degli spazi interni.

Il progetto dell'architetto Einaudi non si limitava alla realizzazione e all'allestimento dello spazio espositivo ma contemplava anche gli edifici necessari alle attività di ricerca, come il laboratorio e i magazzini, mostrando una lungimiranza nella progettazione fuori dal comune.

Saranno quindi analizzate le vicende che hanno interessato l'antica città di Cosa, con particolare attenzione a quella che è da considerare probabilmente la prima carta archeologica del cosano, realizzata nel 1865 dallo studioso locale Francesco Marcelliani, nella quale sono puntualmente annotate tutte le presenze archeologiche esistenti nel territorio di Cosa.


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