Vivere in un centro indigeno dell'entroterra della Sicilia: il caso di Sabucina
Marina Congiu  1@  , Rosalba Panvini  2@  
1 : Archaeologist-Independent researcher
2 : Archeologa-Università degli studi di Catania

Nell'ambito della tematica affrontata, si presenta il sito di Sabucina, posto nell'entroterra della Sicilia, su una collina che si eleva sulla riva orografica destra dell'Himera (odierno Salso), frequentato a partire dal II millennio a.C. e soprattutto sia durante l'Età del Bronzo Recente, sia tra l'VIII ed il V secolo a.C. 

All'Età del Bronzo Recente si riferiscono diverse capanne circolari facenti parte di un villaggio abitato da una comunità sicana (XIII-XII secolo a.C.). Gli ambienti, definiti da muri costruiti nelle prime assise di elevato con pietre disposte a lisca di pesce, seguendo un modello tipologico riconducibile al mondo egeo, e con elevato sostenuto dall'intelaiatura lignea, erano disposte attorno ad uno spazio libero in cui i membri della comunità potevano riunirsi. Successivamente (XI-IX secolo a.C.), alle stesse capanne vennero aggiunti dei vani rettangolari imitanti modelli dell'Ausonio II, attestando la presenza nel sito di individui appartenenti a comunità allogene di estrazione italica. Del resto, il ritrovamento di materiali ceramici di diversa tipologia hanno confermato le relazioni tra i due gruppi etnici.

A partire dalla fine dell'VIII secolo a.C., è documentata nel sito la ripresa dei rapporti con genti cretesi, come prova l'edificio rettangolare (Breathe house), individuato al di sotto di una capanna/sacello, di tipo circolare che riprende il modulo degli ambienti protostorici; infatti, tale tipologia riscontrata in alcuni ambienti anche di altri centri sicani fu mantenuta fino alla fine del VI secolo a.C., soprattutto nell'ambito di culto, che è il più conservatore, e nonostante i contatti intercorsi con i coloni greci di Gela. A tale ultimo ambito, invece, va ricondotto il modulo rettangolare degli edifici per civile abitazione, costruiti a partire dalla fine del VI secolo a.C., di tipo mono o bi-cellulare, cinti da un muro di fortificazione, ristrutturato più volte e comunque fino alla fine del V secolo a.C., allorquando il sito venne abbandonato a seguito dell'avanzata militare dei Cartaginesi che ebbe come conseguenza la distruzione di molti centri dell'entroterra e della costa.

La presenza del vicino corso fluviale, di vaste aree pianeggianti e fertili, ma soprattutto delle vicine miniere di zolfo, contribuirono a rendere l'antico centro sicano uno dei più importanti e ricchi dell'età arcaica e classica avendo avuto esso, peraltro, contatti commerciali con altri genti dell'Italia e del Mediterraneo, come dimostrano i reperti ritrovati, in particolare modo quelli dalle sue necropoli.


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