Nell'ambito della tematica affrontata, si presenta il sito di Sabucina, posto nell'entroterra della Sicilia, su una collina che si eleva sulla riva orografica destra dell'Himera (odierno Salso), frequentato a partire dal II millennio a.C. e soprattutto sia durante l'Età del Bronzo Recente, sia tra l'VIII ed il V secolo a.C.
All'Età del Bronzo Recente si riferiscono diverse capanne circolari facenti parte di un villaggio abitato da una comunità sicana (XIII-XII secolo a.C.). Gli ambienti, definiti da muri costruiti nelle prime assise di elevato con pietre disposte a lisca di pesce, seguendo un modello tipologico riconducibile al mondo egeo, e con elevato sostenuto dall'intelaiatura lignea, erano disposte attorno ad uno spazio libero in cui i membri della comunità potevano riunirsi. Successivamente (XI-IX secolo a.C.), alle stesse capanne vennero aggiunti dei vani rettangolari imitanti modelli dell'Ausonio II, attestando la presenza nel sito di individui appartenenti a comunità allogene di estrazione italica. Del resto, il ritrovamento di materiali ceramici di diversa tipologia hanno confermato le relazioni tra i due gruppi etnici.
A partire dalla fine dell'VIII secolo a.C., è documentata nel sito la ripresa dei rapporti con genti cretesi, come prova l'edificio rettangolare (Breathe house), individuato al di sotto di una capanna/sacello, di tipo circolare che riprende il modulo degli ambienti protostorici; infatti, tale tipologia riscontrata in alcuni ambienti anche di altri centri sicani fu mantenuta fino alla fine del VI secolo a.C., soprattutto nell'ambito di culto, che è il più conservatore, e nonostante i contatti intercorsi con i coloni greci di Gela. A tale ultimo ambito, invece, va ricondotto il modulo rettangolare degli edifici per civile abitazione, costruiti a partire dalla fine del VI secolo a.C., di tipo mono o bi-cellulare, cinti da un muro di fortificazione, ristrutturato più volte e comunque fino alla fine del V secolo a.C., allorquando il sito venne abbandonato a seguito dell'avanzata militare dei Cartaginesi che ebbe come conseguenza la distruzione di molti centri dell'entroterra e della costa.
La presenza del vicino corso fluviale, di vaste aree pianeggianti e fertili, ma soprattutto delle vicine miniere di zolfo, contribuirono a rendere l'antico centro sicano uno dei più importanti e ricchi dell'età arcaica e classica avendo avuto esso, peraltro, contatti commerciali con altri genti dell'Italia e del Mediterraneo, come dimostrano i reperti ritrovati, in particolare modo quelli dalle sue necropoli.