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Spazi vissuti tra le righe. Ripensare il Museo Nazionale Romano dopo la Seconda Guerra Mondiale
Antonella Ferraro  1@  , Agnese Pergola  1@  
1 : Museo Nazionale Romano

Nel 1942 Salvatore Aurigemma, archeologo campano che si era formato tra Napoli e Roma e aveva già retto la neonata Soprintendenza dell'Emilia Romagna, fu incaricato di guidare la Soprintendenza di Roma I, che si occupava della tutela delle Antichità e dei Monumenti di Roma e Lazio. In qualità di Soprintendente, Aurigemma era anche direttore del Museo Nazionale Romano, al tempo ubicato solo nel complesso delle Terme di Diocleziano.

Per il primo periodo la sua attività si limitò a salvaguardare, con alterne fortune, le antichità e i monumenti sotto la sua tutela dai danni derivati dagli avvenimenti bellici. Al termine del conflitto l'attenzione dell'archeologo campano si concentrò da una parte al ripristino dei monumenti, dall'altra alla riapertura al pubblico del Museo Nazionale Romano, avvenuta già il 14 luglio 1946.

Ben presto però Aurigemma e i suoi collaboratori iniziarono a lavorare su un nuovo progetto di Museo, che prevedesse non solo un ampliamento degli spazi aperti al pubblico, ma anche un aggiormento dei criteri allestitivi ed espostivi. Il Museo rinnovato fu aperto nuovamente al pubblico il 16 aprile del 1953.

In questa sede, attraverso la disamina dei documenti e delle fotografie degli Archivi del Museo Nazionale Romano, si analizzeranno i differenti allestimenti del 1946 e del 1953 dal punto di vista dei criteri espositivi, soprattutto in rapporto con il contesto di scavo.


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