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La scatola archeologica di Piazza Albania
Roberto Narducci  1@  , Letizia Rustico  1@  
1 : Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma

R. Narducci, L. Rustico (SSABAP)

La scatola archeologica di piazza Albania

Tra le recenti ricerche archeologiche eseguite dalla Soprintendenza, quelle che hanno accresciuto in maniera determinante le conoscenze della topografia antica dell'Aventino sono state svolte a piazza Albania, tra i plinti in cemento armato del vecchio complesso degli uffici ex BNL. Proprio a seguito del cambiamento di destinazione d'uso degli edifici, è stata condotta un'estesa indagine, riportando in luce significative testimonianze di un antico paesaggio urbano, in un'area che tra Ottocento e Novecento aveva subìto pesanti trasformazioni urbanistiche, a scapito delle stratigrafie archeologiche, spesso demolite.

Sono riemersi dal sottosuolo strutture e materiali riconducibili ad apprestamenti militari, a controllo di un luogo strategico, dove nel IV secolo a.C. si costruisce la cinta delle Mura Serviane, ancora oggi visibile nei tratti monumentali di piazza Albania e di via Sant'Anselmo. A partire dalla metà del II secolo a.C., i rinvenimenti lasciano intendere il perentorio passaggio di questo luogo da difensivo, per la collettività, a privato residenziale, forse in concomitanza di una rinnovata situazione socioeconomica. In un settore della domus sono stati scoperti sei livelli pavimentali che in poco più di un metro racchiudono due secoli di vita dell'insediamento abitativo: dall'età tardo repubblicana a quella tardo antonina.

Esigenze di tutela e di valorizzazione degli importanti resti, che in parte sono stati delocalizzati, hanno richiesto un progetto ambizioso. I Tecnici della Soprintendenza hanno ideato a tal fine un'inedita scatola archeologica, un contenitore, una sorta di scrigno per racchiudere, proteggendolo, un tesoro del patrimonio culturale. Con il contributo di BNP Real Estate è stato così realizzato un apposito spazio nei sotterranei del condominio, superando gli schemi di una musealizzazione tradizionale.

Attraverso un rigoroso lavoro di distacco, coordinato dalla Soprintendenza, sono stati successivamente ricollocati nella scatola archeologica - alla stregua di uno straordinario puzzle - le opere murarie e i mosaici esattamente come riemersi al momento della scoperta, secondo una ricostruzione filologica che ne ha mantenuto deformazioni, orientamento e successione stratigrafica.

Architettura, ingegneria, comunicazione multimediale, si sono messi così al servizio dell'archeologia, creando un allestimento di grande effetto che restituisce una visione esclusiva a tutti coloro che visitano questo luogo, carico di storia, mentre le luci e le proiezioni in video mapping di Paco Lanciano con la voce narrante di Piero Angela, accompagnano alla conoscenza del sito in un crescendo di emozioni.


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